
MotoGP, quando vince il Mondiale Marquez? Situazione attuale e punti rimanenti
Il 2025 potrebbe essere l’anno in cui Marc Márquez riscrive ancora una volta la storia del Motomondiale. Dopo anni segnati da infortuni, dubbi e cambi di casacca, il fenomeno di Cervera è tornato al centro della scena in MotoGP. Ma la domanda che inizia a circolare sempre più insistentemente nel paddock e tra i tifosi è una sola: quando vincerà matematicamente il Mondiale Márquez?
Con una stagione dominata fin dalle prime gare, lo spagnolo ha lasciato poco spazio agli avversari. E se inizialmente il duello più atteso era quello con Francesco Bagnaia, col passare dei Gran Premi è emersa una realtà ben diversa: Márquez corre con una fame che non si vedeva da anni e il titolo sembra ormai una questione di tempo.
Una stagione da dominatore: il cammino 2025 di Marc Márquez in MotoGP
La stagione 2025 è stata finora, una lunga cavalcata trionfale per Marc Márquez. Dopo il passaggio nel team ufficiale Ducati, il #93 ha ritrovato non solo la competitività tecnica, ma anche quella fiducia che sembrava smarrita dopo le difficoltà degli ultimi anni in Honda. La perfetta simbiosi con la Desmosedici GP25 gli ha permesso di tornare a essere quel pilota aggressivo, creativo e mentalmente granitico che aveva terrorizzato gli avversari tra il 2013 e il 2019.
Delle 11 gare disputate finora, Márquez ne ha vinte 8, è salito sul podio in altre due e ha conquistato 10 gare Sprint. I suoi numeri parlano chiaro: 344 punti in classifica e un vantaggio di 83 punti sul secondo in campionato, suo fratello Alex. Un distacco che con 11 gare ancora da disputare (e relative Sprint Race) comincia ad assumere i contorni della sentenza.
Pecco Bagnaia, l’avversario mancato
Francesco Bagnaia, campione del mondo nel 2022 e 2023, sarebbe dovuto essere il rivale numero uno di Márquez. Le premesse c’erano tutte: esperienza, continuità con la Ducati, un team solido alle spalle, e soprattutto la maturità di chi ha già saputo vincere sotto pressione. Ma il 2025 di Pecco è stato tutto tranne che lineare.
Già dai test invernali si erano notati segnali poco rassicuranti: un certo disagio nell’adattarsi alla nuova configurazione aerodinamica della GP25, qualche caduta di troppo e un feeling con le gomme non sempre ottimale. Le prime gare hanno confermato queste difficoltà. Bagnaia è sembrato spesso nervoso, poco incisivo in qualifica e soggetto a errori in gara.
Il suo bottino, finora, è di sei podi e una sola vittoria ottenuta negli Stati Uniti. Troppo poco per chi doveva tornare a vincere dopo il secondo posto dello scorso anno, alle spalle di Martin. La pressione del confronto interno con Márquez ha avuto un impatto psicologico importante. La rivalità non è mai esplosa pubblicamente, ma il paddock è pieno di sguardi, mezze frasi e tensioni che parlano da sole.
Oggi Bagnaia si trova terzo in classifica, a 147 punti da Márquez. Il Mondiale è aritmeticamente ancora aperto, ma realisticamente fuori portata. Il suo obiettivo è salvare la stagione con qualche vittoria e, soprattutto, prepararsi mentalmente per il 2026, quando il confronto interno con Márquez sarà ancora più acceso.
Quando può vincere il titolo Marc Márquez?
Facendo due conti, con 11 GP rimasti e altrettante Sprint Race, ci sono ancora 407 punti in palio. Considerando che Márquez continua a collezionare podi e vittorie con costanza impressionante, la proiezione dice che potrebbe laurearsi campione tra il GP del Giappone e quello dell’Australia, quindi tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre.
Tutto dipenderà dalla costanza di suo fratello Alex, ora il suo rivale più diretto, e da eventuali exploit di Bagnaia. Ma la realtà è che Márquez non ha bisogno di fare calcoli: se continua su questa media, il titolo arriverà in modo naturale, come logica conclusione di una stagione perfetta.
Marc Márquez, un’eredità da scolpire
Il settimo titolo mondiale in MotoGP proietterebbe Marc Márquez ancora più in alto nell’Olimpo del motociclismo. Non si tratta soltanto di cifre da record o di statistiche da aggiornare: è la portata simbolica di questa conquista a fare la differenza. Dopo un quadriennio complesso, segnato da infortuni gravissimi, interventi chirurgici ripetuti, prestazioni altalenanti e un addio doloroso alla Honda con cui aveva scritto la storia, Márquez ha trovato la forza di reinventarsi. Il passaggio in Ducati — prima nel team satellite Gresini, poi nella squadra ufficiale — è stato un atto di coraggio e lucidità. Nessuna certezza, solo un’opportunità: rimettersi in gioco in una MotoGP profondamente cambiata rispetto ai suoi anni d’oro.
Eppure, proprio in questo scenario più competitivo e tecnico che mai, il #93 è riuscito a ricostruirsi. Ha modificato il suo stile di guida, adattandosi alle esigenze della Desmosedici; ha lavorato sulla preparazione fisica, consapevole che il corpo non è più quello dei vent’anni; e ha rivisto persino il suo approccio mentale, diventando più strategico e meno istintivo, ma ugualmente letale.
Vincere questo Mondiale significherebbe completare un arco narrativo raro nello sport professionistico: quello del fuoriclasse che cade, si rompe — letteralmente — e poi torna in vetta. La sua non sarebbe soltanto una vittoria personale, ma un messaggio universale di resilienza, dedizione e intelligenza.
In più, questo titolo avrebbe un impatto storico. Avvicinerebbe Márquez ancora di più al mito di Valentino Rossi, sia per numero di titoli in MotoGP, sia per longevità e influenza nel paddock. Il confronto tra i due — sempre acceso, spesso divisivo — assumerebbe nuove sfumature.
Infine, questo possibile trionfo segnerebbe un punto di svolta anche per la MotoGP stessa. In un’epoca in cui si cerca una nuova generazione di idoli, Márquez dimostra che il carisma e la classe non hanno scadenza.