Fuori Campo
Tullio Gritti: storia, carriera e ruolo del vice-allenatore che affianca Gasperini alla Roma
C’è sempre un’ombra che accompagna Gian Piero Gasperini. Non è minacciosa, non è silenziosa: è una presenza che osserva, interpreta, anticipa. Un complice tecnico, un doppio che conosce il calcio del Gasp quasi quanto il Gasp stesso. Quell’ombra ha un nome preciso, anche se molti tifosi se ne accorgono solo quando la telecamera indugia sulla panchina in occasione di una squalifica del mister. Si chiama Tullio Gritti.
La domanda, però, sorge puntuale: chi è davvero questo allenatore che appare e scompare dalle inquadrature TV, ma che Gasperini porta con sé da quasi vent’anni? Prima di tuffarci nella sua carriera, però, c’è una consapevolezza utile per capire il personaggio: quando Gritti si alza dalla panchina, non sta “sostituendo” Gasperini. Sta continuando un discorso già iniziato. E questo, nel calcio moderno, non è affatto scontato.
La carriera di Tullio Gritti: come è diventato il vice di Gasperini
Prima di diventare la figura che oggi lavora nell’ombra di Gasperini, Tullio Gritti è passato attraverso una carriera da calciatore che somiglia a quelle storie che non finiscono nei documentari, ma che dicono molto sul carattere di un uomo. Attaccante milanese, cresciuto nei campi dove il rumore più forte non era quello delle telecamere ma delle tribune in lamiera, Gritti ha vissuto il calcio con una naturalezza quasi artigianale. Segnava, correva, cambiava maglia, e ripartiva. Nessun protagonista annunciato, ma uno di quei giocatori che il pallone non lo molla mai, anche quando sembra aver trovato strade più comode.
La sua svolta arriva a Brescia, dove si mette in mostra con un istinto da bomber concreto e una stagione da 19 gol che ancora oggi i tifosi ricordano. Quel periodo gli apre le porte della Serie A, prima con il Brescia, poi con il Torino e infine con il Verona: anni in cui scopre la dimensione del grande calcio, ma senza mai tradire la sua identità di giocatore “onesto”, uno che non vive per i riflettori ma per la competitività.
Ed è proprio questo approccio a trasformarlo, negli anni successivi, in un profilo perfetto per la panchina. Quando lascia il campo, Gritti non scompare: si ricolloca subito in un ruolo tecnico, studia, osserva, affina il suo sguardo. Perché se c’è una cosa che non gli è mai mancata, è la capacità di leggere il gioco.
Le prime esperienze nello staff tecnico di Ezio Rossi, tra Triestina e Torino, sono il suo apprendistato silenzioso. Ma è solo nel 2006 che la sua traiettoria prende una direzione definitiva: incontra Gian Piero Gasperini. Da quel momento, le loro carriere si intrecciano come due linee che non si separano più. Genoa, Palermo, di nuovo Genoa, poi l’Atalanta: ovunque vada il Gasp, Gritti c’è. Non come semplice secondo, ma come elemento necessario per tradurre sul campo un’idea di calcio che, negli anni, è diventata sempre più complessa e riconoscibile.
La loro collaborazione più che ventennale funziona perché non ha bisogno di formalità. Gritti non è l’assistente che dà una pacca sulla spalla e dice “tutto bene”; è quello che vede l’errore mezz’ora prima, quello che anticipa la correzione, quello che porta ordine nel caos controllato che Gasperini pretende. E se oggi è considerato uno dei vice più affidabili del panorama italiano, è perché negli anni ha saputo costruirsi un ruolo che va oltre il semplice titolo di “vice”.
Tullio Gritti quando è allenatore: dati e statistiche del vice Gasp
C’è un momento in cui l’ombra smette di essere ombra e diventa figura centrale: quando Gian Piero Gasperini è squalificato o costretto a lasciare la guida della squadra. È lì che Tullio Gritti si alza, sistema la giacca con un gesto tranquillo e prende possesso della panchina come se lo facesse da sempre. È successo spesso negli anni, e non è mai sembrato un tappabuchi: i numeri parlano per lui.
Da quando è vice “ufficiale”, Gritti ha diretto circa 35 partite al posto di Gasperini. Il bilancio è sorprendente per chi lo conosce solo di sfuggita: 23 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte. Tradotto: più dell’80% delle volte porta a casa punti. Non male per un allenatore che molti ricordano soltanto quando la grafica televisiva compare con la scritta “in panchina oggi: Gritti”.
Questa efficienza non nasce dal caso. Gritti non entra mai in panchina per fare il solo l'allenatore di riserva, ma per continuare l’impronta del tecnico con tono personale: stesso stile di gioco di Gasperini, stessa aggressività, stessa ricerca di duelli.
Ecco perché, quando Gritti prende il comando, non c’è la sensazione di un cambio di rotta, ma di una linea che prosegue. Una traiettoria che comincia con Gasperini e, per novanta minuti, passa attraverso uno dei vice più competenti e sottovalutati del calcio italiano.