La regola dello "step on foot" nel calcio si riferisce a quelle situazioni in cui un giocatore calpesta, in maniera accidentale o intenzionale, il piede di un avversario, ostacolando in qualche modo l'azione o comunque arrecandogli un danno. Nonostante possa sembrare un contatto lieve rispetto a interventi più duri, questa infrazione è spesso soggetta a interpretazioni controverse. Recentemente, episodi come quello che ha coinvolto Kryakopoulos  e Baldanzi in Monza-Roma hanno acceso il dibattito su come gli arbitri interpretano queste situazioni, con proteste da parte dei giocatori in campo e con tante discussioni tra tifosi e commentatori. Cerchiamo dunque di chiarire le circostanze in cui lo step on foot viene considerato un fallo e quali sono i criteri utilizzati dagli arbitri per prendere decisioni disciplinari. Analizzare attentamente la regola e i casi recenti può aiutare a fare chiarezza su un argomento che ultimamente sta creando confusione.

 

Step on foot: serve la volontarietà per punire il fallo?

 

Questo è sicuramente il tema del momento. Un anno fa, Rocchi ai microfoni di DAZN era stato chiaro: “Ribadisco che in questi casi non serve la volontarietà. Se dobbiamo dare una linea che deve essere chiara o uniforme per tutti, forse in questo momento è più facile sostenere tale soluzione”. Insomma: nel momento in cui un giocatore calpesta il piede di un altro in maniera tale da causargli un danno, deve essere fischiato fallo. Questo però non è successo in Monza-Roma, ad esempio: si è parlato di involontarietà, del fatto che Kryakopoulos guardasse solo il pallone e non l’avversario, ma teoricamente, stando alle parole di Rocchi, tutto ciò non avrebbe dovuto influenzare la decisione di La Penna o del VAR Aureliano, che invece hanno deciso di lasciar correre. Anche due settimane fa, lo stesso designatore Rocchi aveva ribadito il concetto in occasione

 

Le recenti polemiche e l'interpretazione arbitrale dello step on foot

 

Gli arbitri in campo, da parte loro, devono ovviamente considerare diversi fattori: la velocità del gioco, la posizione del giocatore al momento del contatto e l’impatto sullo svolgimento della partita. Il VAR (Video Assistant Referee) è diventato uno strumento fondamentale per rivedere questi episodi, fornendo prospettive aggiuntive e supportando l'arbitro centrale nella decisione finale. Nonostante la tecnologia, la discrezionalità arbitrale a quanto pare rimane centrale: un contatto che un arbitro può ritenere accidentale potrebbe essere visto come sanzionabile da un altro. Questo margine di interpretazione è ciò che spesso genera polemiche, soprattutto quando episodi simili vengono giudicati in modi diversi in partite diverse. Il tutto trova conferma nel dialogo tra La Penna e il VAR nel già citato episodio Kryakopoulos-Baldanzi.

 

Arbitro: "Non è successo niente, niente!"


VAR: "Gli dà un piccolo pestone sul piede, ma sta correndo e non sta guardando il pallone. Stanno correndo insieme, lui è fermo e lui sta guardando il pallone"


VAR: "Puoi riprendere il gioco. Loro stanno correndo, lo pesta nel piede ma non fa alcuna azione fallosa, ok?".

 

Il vice designatore CAN Gervasoni nel post partita, ai microfoni di DAZN ha di fatto dato ragione a La Penna e VAR, smentendo Rocchi, con le seguenti dichiarazioni: "Entrambi i calciatori guardano in aria, perciò riteniamo che lo scontro sia uno scontro fortuito di gioco. Lo voglia paragonare a quello di Di Lorenzo in Napoli-Monza. Perché siano interventi VAR, questi tocchi devono essere step on foot chiari. Deve esserci imprudenza per avere l'intervento del VAR, affondo e piede schiacciato pienamente".

 

In sostanza, la regola dello step on foot può sembrare semplice ma, nella pratica, lascia ampio spazio all'interpretazione. E nello stesso ambiente arbitrale non sembra esserci univocità né nell’interpretazione, né (di conseguenza) nell’applicazione della regola.