Analisi
Come gioca l’Irlanda del Nord: la squadra che l’Italia dovrà superare nei playoff Mondiali 2026
Saranno i nordirlandesi il primo ostacolo sulla strada dell’Italia verso il Mondiale 2026. Un ritorno atteso quasi dodici anni, che passa ora dai playoff: prima la Irlanda del Nord, poi in caso di vittoria la finale contro Bosnia o Galles. Ma prima di immaginare il secondo atto, è fondamentale concentrarsi su una squadra che porta con sé più insidie di quanto i nomi possano far pensare. La Nord Irlanda, infatti, è avversaria ostica soprattutto per il suo stile di gioco diretto, fisico e disciplinato, qualità che nelle gare secche diventano armi pericolose. In questo approfondimento analizzeremo come gioca l’Irlanda del Nord, i suoi punti di forza, le difficoltà che può creare all’Italia e i giocatori chiave su cui fare massima attenzione.
Come gioca l'Irlanda del Nord: moduli e stile di gioco
Il commissario tecnico Michael O’Neill non è un volto nuovo per l'Irlanda del Nord: anzi, è l’allenatore che più di chiunque altro ne ha modellato l’identità moderna. Tornato sulla panchina dopo l’esperienza in Inghilterra con lo Stoke City, O’Neill aveva già firmato una storica qualificazione a Euro 2016 nel suo primo mandato. Nel secondo ciclo si è confermato con risultati ancora più solidi, portando la nazionale dalla Fascia C alla Fascia B di Nations League e facendo salire la percentuale di vittorie fino a un convincente 40%, dato significativo per una squadra abituata a battagliare con avversarie spesso superiori sul piano tecnico.
L’Italia deve avere paura dell'Irlanda del Nord?
La storia dice di no. Dopo l'eliminazione nelle qualificazioni ai Mondiali 1958, gli Azzurri non hanno più perso contro l’Irlanda del Nord: otto partite consecutive da imbattuti (sei vittorie e due pareggi) e, soprattutto, nessun gol subito nelle ultime sette sfide.
Questo non significa però che basti presentarsi: serviranno attenzione, concentrazione e rispetto. Perché l’Irlanda del Nord è una squadra che sa come rendere la vita complicata agli avversari.
Un sistema che concede poco
Il marchio di fabbrica dell’era O’Neill è semplice: solidità, disciplina e pochi rischi. Lo dimostrano i numeri recenti:
- 6 gol subiti in tutto il girone di qualificazione mondiale
- 3 gol incassati nella campagna di Nations League successiva
Una squadra che concede pochissimo, difende con ordine e trasforma ogni errore avversario in una potenziale occasione.
Modulo: 3-5-2 che diventa 5-3-2 in fase di non possesso
Il sistema base è un 3-5-2 compatto, ma in realtà in fase di non possesso si trasforma spesso in un 5-3-2 basso e ordinato:
- le mezzali si accorciano per chiudere le linee centrali
- gli esterni scendono sulla linea dei difensori
- la squadra si ricompatta in 25–30 metri, lasciando volontariamente il pallone agli avversari
L’obiettivo è chiaro: rimanere in partita, abbassare il ritmo e colpire sulle ripartenze. Le transizioni sono infatti il vero punto di forza dei nordirlandesi: verticalizzazioni rapide, seconde palle e palle lunghe a innescare gli attaccanti o gli esterni che si buttano negli spazi.
Un piano di gioco che, in una gara secca, può diventare insidiosissimo. E per l’Italia, già reduce da due eliminazioni brucianti contro Svezia e Macedonia del Nord, l’aspetto psicologico sarà un fattore pesante quanto la tattica.
Quali sono i giocatori più pericolosi dell'Irlanda del Nord
Se l’Irlanda del Nord è una squadra complicata da affrontare, il motivo è semplice: dietro concede pochissimo. E i protagonisti di questa solidità sono soprattutto i suoi interpreti difensivi. Il nome più brillante è Conor Bradley, terzino moderno, cresciuto nel Liverpool, che unisce corsa, aggressività e capacità di ripartire a grande velocità. È lui a dare ossigeno alla squadra, accompagnando le transizioni e ripiegando con puntualità.
Al centro della retroguardia c’è Daniel Ballard, il classico difensore che ama il duello: forte fisicamente, bravo in area di rigore, sempre pulito nelle chiusure. È il riferimento della linea a tre che diventa a cinque.
Accanto a lui spiccano Trai Hume, altro esterno instancabile, e Paddy McNair, il veterano che porta esperienza e letture tattiche, capace di muoversi tra difesa e centrocampo senza far perdere equilibrio alla squadra.
È da questi uomini, più che dagli attaccanti, che nasce l’identità della Nord Irlanda: una squadra che non regala nulla e che costruisce le sue fortune sulla compattezza, aspettando il momento giusto per colpire. Un motivo in più per l’Italia per non prendere sottogamba un avversario che vive di sacrificio, ordine e intensità.