
L’incidente di Ayrton Senna a Imola e la memoria scolpita nella statua
Il Gran Premio di San Marino del 1994 è passato alla storia come uno dei weekend più drammatici mai vissuti dal motorsport. In quella stessa cornice, a pochi metri dalla curva Tamburello, la vita di Ayrton Senna si interruppe tragicamente. Con lui, se ne andò un pezzo dell’anima della Formula 1.
Oggi, proprio lì, sorge una statua. Non è solo un monumento. È un segno permanente di memoria, rispetto e silenzio. Un punto d’incontro per chi non ha dimenticato. In questo articolo ripercorriamo quei giorni, l’incidente di Ayrton Senna e il significato profondo di quel bronzo che guarda ancora la pista.
Imola 1994, non solo l'incidente di Senna
Quello di Imola, nel 1994, non fu un normale weekend di gara. Lo si capì subito, già dal venerdì. Durante le prove libere, Rubens Barrichello perse il controllo della sua Jordan alla Variante Bassa: l’auto decollò su un cordolo e si schiantò violentemente contro le barriere. Il pilota brasiliano rimase privo di sensi, riportando ferite al volto e al braccio. L’incidente, seppur non fatale, lasciò il paddock scosso.
Ma il peggio doveva ancora arrivare. Il sabato, durante le qualifiche, fu la volta di Roland Ratzenberger. Il pilota austriaco della Simtek uscì di pista alla curva Villeneuve a oltre 300 km/h, andando a sbattere frontalmente contro il muro. Per lui non ci fu nulla da fare. Era il primo decesso in un weekend di Formula 1 dopo oltre dieci anni. La notizia gelò i box, compreso Senna che decise di correre il giorno dopo con la bandiera austriaca a bordo, da sventolare in caso di vittoria.
La domenica, con un clima surreale e carico di tensione, le monoposto si schierarono comunque sulla griglia di partenza. In testa, Ayrton Senna. Nessuno immaginava che anche quel giorno avrebbe scritto una pagina tragica della storia della Formula 1. La bandiera austriaca, fatalita volle, venne ritrovata successivamente tra i resti della monoposto del pilota brasiliano.
Come avvenne l'incidente di Senna a Imola
Erano le 14:17 del 1° maggio 1994. Al settimo giro del Gran Premio di San Marino, dopo cinque tornate dietro la safety car a causa di un incidente alla partenza, la gara era appena ripresa. Ayrton Senna, in testa con la sua Williams FW16, affrontava la curva Tamburello, una piega velocissima a sinistra percorsa a pieno gas. Pochi istanti dopo l’ingresso in curva, la monoposto uscì improvvisamente di traiettoria e proseguì quasi dritta, senza apparente controllo, schiantandosi frontalmente contro il muro in cemento a oltre 210 km/h. L’impatto fu violentissimo.
Nel contatto, una parte della sospensione anteriore destra si staccò, perforando il casco del pilota e causandogli una gravissima lesione alla testa. I soccorsi furono immediati: Senna fu estratto dall’abitacolo privo di conoscenza, intubato in pista e trasportato in elicottero all’Ospedale Maggiore di Bologna. Nonostante gli sforzi dei medici, alle 18:40 Ayrton Senna fu dichiarato morto. Aveva 34 anni. L’inchiesta successiva stabilì che la causa più probabile dell’incidente fu la rottura del piantone dello sterzo, modificato su richiesta del pilota nei giorni precedenti. Fu Senna stesso, infatti, a chiedere che lo sterzo potesse essere più vicino al suo petto per non far sbattere le sue mani sul cruscotto della FW16. La modifica, però, portò al cedimento strutturale che, secondo le perizie, avrebbe compromesso il controllo della vettura proprio nel momento più delicato della curva.
La statua di Senna a Imola: il ricordo di un immenso campione
A pochi metri dal luogo dell’impatto, immersa nel verde silenzioso del Parco delle Acque Minerali, sorge oggi una statua. È l’immagine ferma e solenne di Ayrton Senna, seduto, con lo sguardo rivolto al suolo. Non c’è casco, né trofei. Solo un uomo, scolpito nel bronzo, che sembra pensare. E ascoltare.
L’opera fu inaugurata il 26 aprile 1997, a tre anni dalla tragedia, e porta la firma dello scultore toscano Stefano Pierotti. Voluta dal Comune di Imola e dalla direzione dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, la statua è diventata un vero e proprio luogo di pellegrinaggio per tifosi provenienti da tutto il mondo. Ogni anno, soprattutto il 1° maggio o durante il Gran Premio dell'Emilia-Romagna, ai suoi piedi si depositano fiori, lettere, cappellini, bandiere. Segni silenziosi di un dolore che non si è mai del tutto spento.
La posizione è simbolica: la statua guarda la curva Tamburello, oggi modificata, ma ancora viva nella memoria collettiva. Non è un semplice monumento. È un invito a ricordare, ma anche a riflettere. Su ciò che è stato. E su quanto, grazie a quel sacrificio, sia poi cambiato. Perché Ayrton Senna non è rimasto solo nella leggenda delle vittorie. È entrato nella storia della sicurezza. E nella coscienza del motorsport.