L'Inter dopo l'addio di Inzaghi ha cambiato volto: si è affidata a Chivu, per un progetto nuovo e di lunga data, nonostante la rosa sia mutata poco rispetto agli anni passati. Una trasformazione che sembrava potesse dare subito i suoi frutti, ma che all'inizio della Serie A 2025/26 ha già mostrato qualche crepa. Le sconfitte subite in rimonta contro Udinese e Juventus, hanno creato qualche malumore e fatto alimentare quelli che, al momento, sono solo rumours: Mourinho all'Inter nel 2025. Diamo allora un'occhiata a quello che si sa a riguardo e cerchiamo di capire come giocherebbero i nerazzurri insieme allo Special One. 

 

Mourinho all'Inter nel 2025: è possibile?

 

I risultati altalenanti delle prime uscite stagionali hanno già iniziato a creare qualche malumore attorno all’Inter e alla panchina di Cristian Chivu. Qualcuno parla persino di un possibile esonero, anche se — va detto subito — la società non sta al momento prendendo seriamente in considerazione questa ipotesi. Tuttavia, nel calcio mai dire mai, e certi scenari potrebbero riaprirsi più avanti.

 

Tra i nomi che circolano, quello che fa più rumore è senza dubbio quello di José Mourinho. Il clamoroso ritorno dello “Special One” infiammerebbe la piazza, richiamando alla memoria i fasti del Triplete del 2010, la cui formazione viene ancora oggi citata a memoria dai tifosi nerazzurri. Non solo nostalgia: Mourinho è un gestore nato, uno di quegli allenatori capaci di riportare calma e compattezza in spogliatoio anche nei momenti più delicati.

 

Secondo indiscrezioni, lo stesso Mou sarebbe già pronto a rimettersi in gioco, nonostante il recente esonero in Turchia dal Fenerbahçe. Per lui si parla anche di un futuro alla guida della nazionale portoghese, magari dopo i prossimi Mondiali, ma un ritorno in Serie A — dopo l’avventura con la Roma — non è da escludere già nei prossimi mesi. Per ora resta soltanto una suggestione, ma con Mourinho una certezza c’è sempre stata: mai dire mai.

 

Come giocherebbe l'Inter di Mourinho nel 2025: modulo e tattiche

 

Al di là dell’esperienza, la vera differenza tra Mourinho e Chivu si vede nell’approccio alla partita e soprattutto nel comportamento della squadra senza palla. Chivu propone un calcio moderno, fatto di pressing alto e recupero immediato: un’Inter aggressiva, che spesso segna tanto perché ruba il pallone nella metà campo avversaria, ma che allo stesso tempo si espone a rischi enormi. Basta un dribbling o una linea di pressione saltata, e i nerazzurri possono ritrovarsi scoperti, vulnerabili alle ripartenze.

 

Mourinho, invece, vive la fase di non possesso come una zona di comfort. Non ha problemi a lasciare il pallone agli avversari: preferisce che la sua squadra resti corta, ordinata, compatta. Difendere bene è sempre stata la sua specialità, ovunque sia andato. Una volta recuperata la sfera, l’idea è semplice e diretta: verticalizzare subito, con pochi tocchi, per colpire prima che la difesa rivale si ricomponga.

 

Con l’Inter attuale, questa filosofia troverebbe terreno fertile. Dumfries e Dimarco avrebbero il compito di spingere sugli esterni, alternando cross e attacchi nello spazio, mentre davanti il tandem Lautaro–Thuram sarebbe devastante: l’argentino a fungere da collante tra centrocampo e attacco, il francese pronto ad attaccare la profondità e infilarsi dietro le linee difensive.

 

Ma il vero marchio di fabbrica di Mourinho non è solo tattico: è mentale. Nei momenti di difficoltà sa trasformarsi in mentore, capace di trasmettere coraggio, aggressività, quasi di manipolare i momenti della gara. È questo suo carisma a rendere possibile l’impossibile, a ribaltare partite che sembrano perse. Ed è principalmente per questo che, solo a nominare “Mourinho all'Inter" nel 2025,  molti tifosi nerazzurri sognano di nuovo.