Oggi è impossibile parlare di WWE senza pensare a Cody Rhodes. Il suo volto campeggia nei main event, nelle copertine dei Premium Live Event, nei promo ufficiali e, soprattutto, nella percezione dei fan. È lui il frontman della compagnia, il “face” perfetto della nuova era targata Triple H e TKO. Eppure, arrivare a questo status non è stato né facile né lineare.

 

Da figlio di Dusty Rhodes — leggenda del wrestling — a mid-carder mascherato in cerca d’identità, passando per la fuga dalla WWE e la rinascita nel panorama indipendente, Cody ha vissuto ogni fase possibile della carriera di un pro wrestler. E lo ha fatto a modo suo, prendendosi rischi, bump, fischi e ovazioni.

 

In questo articolo ripercorriamo il cammino che ha portato “The American Nightmare” in cima alla montagna. Dall’esordio nella WWE fino alla costruzione del suo nome fuori dai McMahon, passando per la AEW, la conquista del titolo mondiale e l’attesissimo scontro con John Cena a SummerSlam 2025: non solo un match, ma un potenziale passaggio di consegne tra il simbolo del passato e quello del presente.

 

Cody Rhodes e gli inizi in WWE: da Dashing, Undashing e Stardust

 

Cody Rhodes, classe 1985, mette piede in WWE nel 2007 con un peso sulle spalle enorme: quello di essere il figlio di Dusty Rhodes, una delle leggende più amate della storia del business. E come spesso accade ai figli d’arte, non è tutto facile: da The Rock a Dominik Mysterio, la strada per affermarsi con un’identità propria è piena di ostacoli. Le prime storyline lo vedono proprio accanto al padre, ma il primo vero slancio arriva con l’ingresso nella stable “Legacy” al fianco di Randy Orton e Ted DiBiase Jr., dove inizia a trovare spazio e visibilità come heel tecnico, con una costruzione credibile nel midcard.

 

La sua evoluzione sul ring passa poi attraverso gimmick sempre più sperimentali: prima il vanitoso “Dashing” Cody Rhodes, heel narcisista fissato con la bellezza e l’aspetto fisico. Poi, dopo un wrok con infortunio al volto, arriva l'“Undashing”, con la maschera protettiva e un tono più disturbato, quasi teatrale. Due interpretazioni che, seppur creative, lo ancorano comunque a una fascia intermedia dello show.

 

Nel 2014 veste i panni di Stardust, una sorta di alter ego cosmico del fratello Goldust. Il personaggio, eccentrico e surreale, ha un certo impatto visivo ma finisce per ridurre Cody a una spalla comica, più adatta alla divisione tag team che ai main event. E infatti, è proprio nella categoria di coppia che raccoglie i principali successi di questa prima avventura in WWE: sei titoli di coppia tra Raw e SmackDown, più due regni da Intercontinental Champion.

 

È un run che lo forma sul piano tecnico e lo irrobustisce come worker, soprattutto all’interno di uno spogliatoio dominato dalla visione di Vince McMahon. Ma è anche una lunga fase in cui Cody non riesce mai a superare il soffitto di vetro del mid-carding. Le gimmick, per quanto colorate, sono troppo distanti dalla sua vera identità: quella di un uomo destinato a finire la storia iniziata da suo padre, diventando campione del mondo. E quando capisce che quel traguardo non sarà mai possibile con quei costumi addosso, Cody prende la decisione più rischiosa della sua carriera: lasciare la WWE nel 2016.

 

Una scelta drastica, che però si rivelerà l’inizio di un’era nuova. Un'era di indipendenza, rivoluzione e rinascita. Ma per questo, ci spostiamo al prossimo capitolo: l’AEW.

 

Cody Rhodes in AEW: la nascita dell'American Nightmare

 

Dopo aver lasciato la WWE nel 2016, Cody Rhodes si lancia in un tour personale alla ricerca della sua vera identità. Lo fa passando per i circuiti indipendenti americani, lottando per promozioni come PWG, ROH e persino New Japan Pro-Wrestling. In quel periodo Cody è un freelancer di lusso, richiesto ovunque, e sempre più sicuro di voler lasciare un segno che sia tutto suo, al di fuori delle dinamiche creative soffocanti della WWE.

 

Nel 2019 arriva la svolta definitiva. Insieme a Tony Khan, gli Young Bucks e Kenny Omega, Cody entra a far parte della fondazione della All Elite Wrestling (AEW), assumendo il ruolo di vicepresidente esecutivo. Non è solo un volto, ma anche un cervello operativo della compagnia. AEW nasce come risposta al monopolio WWE, con un’idea chiara: creare un wrestling che metta la libertà creativa al centro, valorizzando talenti, storie e work rate. Ed è proprio qui che Cody trova finalmente il suo posto nel business. 

 

Qui il suo personaggio evolve in “The American Nightmare”, un omaggio ribaltato al soprannome del padre, The American Dream. Ma se Dusty rappresentava la speranza del popolo, Cody incarna una figura più dura, disillusa, consapevole delle ombre che si nascondono dietro la gloria. La sua nuova identità è costruita con cura: dal look (giacca bordeaux, capelli ossigenati, tatuaggio sul collo) alla theme song “Kingdom” dei Downstait, tutto parla di rinascita. Un rebrand personale potente, immediatamente riconoscibile.

 

In AEW, Cody diventa il primo TNT Champion, affronta e sfida nomi del calibro di Chris Jericho, Darby Allin, Brodie Lee e Sammy Guevara, portando avanti rivalità intense e match di alto livello. Nonostante una clausola che gli impedisce di competere per il titolo mondiale dopo la sconfitta con Jericho, Cody resta per lungo tempo il volto pubblico e morale della compagnia, il punto di riferimento per fan e addetti ai lavori. Ma anche questa storia, come tutte le grandi storie, ha bisogno di una fine. E Cody lo sa: per chiudere davvero il cerchio, c’è solo un posto dove può farlo. E si chiama WWE.

 

Il ritorno in WWE di Cody Rhodes: la vittoria del titolo di indiscusso campione

 

Dopo aver contribuito a costruire una federazione alternativa, Cody Rhodes prende la decisione più coraggiosa della sua carriera: tornare in WWE. Lo fa nel 2022, con un impatto immediato e fortissimo, presentandosi a sorpresa per affrontare Seth Rollins, dando così il via a una delle rivalità più apprezzate degli ultimi anni. Match solidi, storytelling denso e una chimica naturale tra i due rendono questo ritorno impossibile da ignorare. Cody è un face credibile, maturo, sicuro: “The American Nightmare” è finalmente riconosciuto anche dal pubblico WWE.

 

Dopo la faida con Rollins, arriva quella con Brock Lesnar, altro passaggio obbligato per certificarsi come main eventer. In mezzo, anche un regno di coppia da campione: insieme a Jey Uso, conquista i titoli Raw e SmackDown Tag Team, rafforzando il suo legame con il pubblico e mostrando ancora una volta versatilità narrativa e in-ring.

 

Il vero obiettivo, però, resta uno: finire la storia, ossia conquistare il titolo che suo padre Dusty Rhodes non ha mai potuto tenere in mano. Cody ci prova alla Royal Rumble 2023, vince la rissa a 30 uomini e sfida il campionissimo Roman Reigns a WrestleMania 39. Ma l’epopea della Bloodline è ancora troppo forte: Cody cade a un passo dal traguardo.

 

La storia non può finire così. E infatti, un anno dopo, Cody vince di nuovo la Royal Rumble e torna a sfidare Reigns. Questa volta, però, la posta è ancora più alta: di mezzo c’è The Rock, il “Final Boss”, che si schiera con la Bloodline e affianca Roman in una guerra totale. Alla vigilia di WrestleMania 40, Cody e Seth Rollins affrontano Reigns e The Rock in un match di coppia speciale: chi vince, sceglie la stipulazione per il match titolato della sera successiva. Vincono i samoani, che impongono il Bloodline Rules Match: nessuna squalifica, interferenze libere.

 

Lo scenario è da battaglia finale. Da un lato, Jimmy Uso, Solo Sikoa, The Rock. Dall’altro, per Cody intervengono John Cena, Jey Uso, Seth Rollins. E in un momento da brividi shoot, entra anche Undertaker, richiamato come icona per fermare l’assalto del Final Boss. Con il supporto degli alleati e il momentum alle stelle, Cody Rhodes riesce a schienare Roman Reigns e a porre fine al suo storico regno da campione universale, diventando campione indiscusso WWE. La storia, finalmente, è finita. Ma la leggenda di Cody Rhodes è appena cominciata.

 

La rivalità tra Cody Rhodes e John Cena: il titolo come passaggio di consegne

 

Dopo aver battuto Roman Reigns e conquistato il titolo indiscusso, Cody Rhodes sembrava pronto a regnare indisturbato. Ma la sua storia non era ancora completa. Prima della sua sfida finale con Reigns, The Rock aveva provato a corromperlo, a portarlo dalla parte oscura, offrendo a Cody la possibilità di vendere l’anima e diventare l’heel perfetto. Una proposta da “Final Boss” che Cody ha rifiutato, scegliendo di restare fedele a sé stesso e al suo pubblico. Quel rifiuto, però, ha aperto un’altra porta. Se Cody non si fosse venduto, allora qualcun altro lo avrebbe fatto. E quel qualcuno è stato John Cena.

 

Sì, proprio lui: il face per eccellenza, il volto della WWE per oltre due decenni, l’eroe amato da intere generazioni. Cena ha sorpreso il mondo intero alleandosi con The Rock, trasformandosi in uno degli heel più inaspettati di sempre. La sua rivalità con Cody Rhodes ha preso vita in quel momento, e ha portato al clamoroso match di WrestleMania 41, dove John Cena ha sconfitto Cody e gli ha strappato il titolo, ponendo fine a un regno durato più di un anno.

 

Da quel momento in poi, la tensione tra i due è esplosa: promozioni al microfono da manuale, confronti verbali sempre più accesi, e una storyline che ha messo a nudo due visioni opposte del wrestling e della WWE. Due generazioni, due filosofie, due pesi massimi in rotta di collisione. SummerSlam 2025 sarà il nuovo capitolo, forse quello definitivo. Ma potrebbe essere solo il secondo atto di una trilogia già leggenda. Perché c’è molto di più in palio: non solo il titolo, ma l’identità stessa della WWE. Con John Cena nel suo ultimo tour prima del ritiro, e Cody Rhodes ormai consacrato come erede designato, questa non è solo una rivalità. È un passaggio di consegne, forse il più simbolico e importante della WWE moderna.