
Quando e quante volte la Juve ha cambiato allenatore a stagione in corso
È raro vedere una squadra come la Juventus, per anni assoluta dominatrice del campionato di Serie A, in crisi così profonda di risultati, tanto da parlare di un possibile esonero di Massimiliano Allegri e di un cambio allenatore a stagione appena iniziata. Eppure i bianconeri, chiamati al riscatto dopo il quarto posto dello scorso anno, hanno fin qui ottenuto due soli successi in otto gare di campionato oltre alle due sconfitte in Champions League che sembrano già comprometterne la qualificazione agli ottavi. E con un bilancio già in rosso e un mercato estivo ricco di colpi importanti (Pogba, Di Maria e Paredes su tutti), un’eventuale eliminazione dalla coppa dalle grandi orecchie renderebbe la sosta per il Mondiale, da metà novembre a inizio gennaio, a dir poco amara. Facciamo allora un salto nel passato e scopriamo quando e quante volte la Juve ha cambiato allenatore a stagione in corso.
Quanto costerebbe alla Juventus l’esonero di Allegri?
Un eventuale esonero di Max Allegri rappresenterebbe per le casse della Juventus un esborso totale pari a ben 80 milioni di euro, a fronte di un accordo fino al 2025 da circa 9 milioni di euro a stagione (comprensivi di bonus) e considerando anche gli emolumenti per lo staff tecnico. Essendo solo all’alba della sua seconda annata sulla panchina bianconera, il prezzo da pagare per il club di Andrea Agnelli sarebbe a dir poco oneroso. In casa bianconera, infatti, non è una soluzione che è stata spesso sfruttata. Vediamo allora i precedenti cambi di panchina a stagione inoltrata della storia juventina.
Tutti gli allenatori esonerati dalla Juventus: i precedenti
Lo abbiamo detto, non è accaduto spesso e per trovare dei precedenti dobbiamo andare molto indietro nel tempo. Forse anche perché è proprio il cosiddetto stile Juventus ad aver sempre imposto di evitare cambi in corsa: burrascose separazioni nella parte calda del campionato che poi non per forza sono la soluzione giusta. Insomma, provare a resistere alle prime difficoltà è una specie di motto. Ripercorrendo la gloriosa storia bianconera troviamo delle interruzioni di lavoro che appartengono a quasi un secolo fa, come quello di Carlo Carcano del 1933. Per trovarne un altro si è dovuto aspettare circa 20 anni, quando arrivò il turno di Jesse Carver (tecnico dell’ottavo scudetto bianconero), inizialmente fermato a causa di alcune critiche mosse attraverso la stampa a dirigenti e giocatori della Juventus. Il 4 settembre, poi, fu ufficialmente esonerato.
Cinque anni più tardi la squadra attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia: La squadra guidata da Sandro Puppo non funziona: due stagioni da metà classifica, terminate con l’esonero dell’allenatore a cinque giornate dalla fine, nell’aprile del 1957, dopo aver provato sulla pelle la paura di un’ipotetica retrocessione.
Quella di Ljubisa Brocic è un’altra storia incredibile: basti pensare che ottiene il posto inviando un curriculum al vicepresidente della Juventus, Giordanetti, che convinse poi il presidente Boniperti grazie ai trionfi di Brocic con la Stella Rossa. Ma il problema poi si rivelò un altro: l’allenatore serbo parlava ben cinque lingue, peccato che tra queste non c’era quella più utile per il suo lavoro: l’italiano. Per questo gli venne affiancato il collaboratore Depetrini per aiutarlo nella comunicazione coi giocatori, metodo che portò alla conquista dello scudetto nella stagione 1957/58. Ma l’inizio del campionato seguente fu molto incerto e Brocic venne esonerato dal ruolo di guida tecnica e retrocesso alla funzione di osservatore per il club.
Il 3 ottobre 1963 Paulo Amaral viene esonerato (furono notati troppi problemi difensivi) e sostituito con Eraldo Monzeglio. Ma nel marzo 1964 la Juventus, in disaccordo con Monzeglio circa le modalità e la durata degli allenamenti infrasettimanali, affida ad Ercole Rabitti la responsabilità degli stessi e gli concede la libertà di tenere lezioni tecniche. Di fatto Rabitti svolge il ruolo di allenatore e Monzeglio quello di direttore tecnico, anche se è quest'ultimo a stabilire lo schieramento dei bianconeri. Il 31 maggio 1964, dopo la sconfitta con il Genoa, Monzeglio si dimette dall'incarico. Dal 1° giugno Ercole Rabitti guida la Juventus nelle ultime due gare di Coppa Italia e nelle amichevoli di fine stagione.
Un argentino sulla panchina della Juventus, nell’anno dello storico scudetto del Cagliari: la guida della stagione 1969/70 in casa bianconera viene affidata a Luis Carniglia. Il 21 ottobre, però, il tecnico argentino viene esonerato e sostituito nuovamente da Ercole Rabitti (coadiuvato dal supervisore tecnico Giampiero Boniperti).
30 anni senza esoneri: le dimissioni di Lippi e il licenziamento di Ranieri e Ferrara
Dall’addio di Carniglia, bisognerà aspettare 30 anni per assistere a un nuovo cambio in panchina a stagione in corso. È il caso di Marcello Lippi, che non fu esonerato ma si dimise dall’incarico di allenatore della Juventus dopo aver conquistato persino una Champions League in bianconero. La stagione 1998/99, però, fu assai deludente, anche per un rapporto ormai incrinato con una parte dello spogliatoio e la delusione insostenibile dei tifosi. Lo sostituì Ancelotti, anticipando di qualche mese il suo insediamento inizialmente previsto in estate. Mentre Lippi, già da dicembre, aveva annunciato un pre-accordo con l’Inter per la stagione successiva.
Claudio Ranieri invece fu il primo allenatore a guidare la Juve dopo il ritorno in Serie A. Chiude la prima stagione con un terzo posto, salvo poi vedere i risultati precipitare l’anno successivo, terminato con l’esonero con due giornate d’anticipo dopo la sconfitta in Coppa Italia contro la Lazio. A completare la qualificazione in Champions League della Vecchia Signora ci pensò Ciro Ferrara, poi confermato in estate. Ma la sua Juve non funzionò: troppo altalenante e con scarsi risultati nella fase a gironi di Champions League e in Coppa Italia. La società lo sostituisce con Zaccheroni.