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Sanremo: gli ospiti internazionali che hanno fatto la storia

Il Festival di Sanremo non è solo una competizione canora o un palcoscenico per polemiche nostrane; nel corso dei decenni, è stato il porto di sbarco per le più grandi leggende della musica mondiale. Se oggi la tendenza, consolidata dalle gestioni di Baglioni e Amadeus, è quella di privilegiare i talenti di casa nostra o icone dello spettacolo come John Travolta e Russell Crowe (visti nel 2024), un tempo l’Ariston ospitava artisti che sembrano provenire dalla fantascienza.

In attesa di rivedere i Duran Duran a Sanremo 2025, è d’obbligo fare un tuffo nel passato per ricordare quelle esibizioni internazionali che hanno lasciato un segno indelebile, tra momenti di pura classe e situazioni decisamente fuori dagli schemi.

Le esibizioni straniere che hanno scritto la storia dell’Ariston

Ripercorrere le ospitate internazionali significa attraversare l’epoca d’oro del pop e del rock. Alcuni artisti hanno incantato la platea con la loro eleganza, come Whitney Houston nel 1987, che con la sua All At Once commosse persino i funzionari Rai, o David Bowie nel 1996, presentato da un impeccabile Mike Bongiorno prima di travolgere il teatro con le sonorità jungle di Little Wonder.

Tuttavia, il Festival è stato anche teatro di provocazioni e momenti iconici:

  • I Queen (1984): Vedere Freddie Mercury sul palco di Sanremo resta un’immagine mitologica. Nonostante l’esibizione di Radio Ga Ga fosse in playback (un classico degli anni ’80), il carisma di Freddie dominò la scena come solo un “dio della perversione” e del rock poteva fare.
  • The Smiths (1987): Una delle ospitate più incredibili della storia. Morrissey e soci non solo vennero intervistati, ma eseguirono ben tre brani, tra cui Ask, con i testi sottotitolati per permettere al pubblico italiano di comprendere l’ironia feroce della band inglese.
  • I Placebo (2001): Brian Molko firmò una delle performance più “punk” del Festival. Dopo aver suonato Special K, decise di spaccare la chitarra contro l’amplificatore, scatenando l’ira del pubblico dell’Ariston che lo bersagliò di insulti.
  • I Blur (1996): La band di Damon Albarn si presentò per suonare Charmless Man con una trovata geniale: il chitarrista Graham Coxon, assente, venne sostituito sul palco da un cartonato a grandezza naturale.

Dai momenti struggenti al grande pop

Oltre alle provocazioni, Sanremo ha regalato momenti di bellezza assoluta, come il set acustico di Damien Rice nel 2014, capace di far calare il silenzio in sala con la sua voce struggente. Non sono mancate le grandi coreografie, come quelle dei Take That nel 1994, accompagnati dalla star Lulu, con un Pippo Baudo che cercava di tenere il tempo della loro energia “macho”.

Dalla sensualità di Grace Jones nel 1978 alla “scossa” metal (rigorosamente in playback) degli Europe con The Final Countdown nel 1987, gli ospiti stranieri hanno trasformato per una sera la kermesse ligure nel centro del mondo musicale. Oggi, guardando a quei nomi, resta la nostalgia per un’epoca in cui a Sanremo poteva davvero succedere di tutto.

Paolo Carta

Paolo collabora da anni con diversi magazine online e riviste cartacee del settore automotive. Appassionato di cinema, viaggi e di sport, non disdegna critiche e giudizi avversi alle serie tv. Nato nel 1978 nella provincia capitolina, è romano ma non romanista.

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