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The Last of US: dopo 12 anni Neil Druckmann parla del finale

Pubblicato originariamente su PlayStation 3 nel giugno del 2013, il primo The Last of Us è universalmente riconosciuto come uno dei più grandi capolavori nella storia di PlayStation. Questo titolo ha lasciato un segno indelebile non solo per la sua narrazione profonda e il gameplay avvincente, ma anche per il suo epilogo, denso di significato ma avvolto da un mistero che ha generato accesi dibattiti tra i fan per oltre un decennio. Ora, a distanza di ben dodici anni, il suo creatore, Neil Druckmann, ha finalmente deciso di parlare apertamente di quel controverso finale.

La questione che ha sempre diviso la community ruota attorno all’immunità di Ellie all’infezione da Cordyceps. Il dubbio persistente è stato: le Luci avrebbero davvero potuto creare una cura se avessero avuto la possibilità di studiare il suo cervello, sacrificando la sua vita? Una domanda alla quale i giochi, fino ad ora, non hanno mai potuto dare una risposta chiara, a causa delle drastiche azioni di Joel e dell’uccisione della troupe medica che si sarebbe dovuta occupare dell’operazione. Ricordiamo, infatti, che il finale del primo The Last of Us vede Joel prendere una decisione che cambierà per sempre il destino di Ellie e, potenzialmente, dell’intera umanità.

Neil Druckmann si espone al finale controverso

Il finale del kolossal di Naughty Dog è stato a lungo oggetto di discussioni, analisi e interpretazioni da parte di fan e critici. Tuttavia, a distanza di dodici anni dall’esordio della versione originale, Neil Druckmann ha finalmente gettato nuova luce su quelle vicende, confermando le intenzioni originali del suo team. “Nelle nostre intenzioni sì, potevano riuscirci,” ha spiegato il director, riferendosi alla possibilità che le Luci potessero effettivamente creare un vaccino utilizzando il cervello di Ellie. Druckmann ha poi aggiunto: “Sicuramente la scienza che abbiamo pensato per il gioco è apparsa un po’ traballante ed ha fatto discutere la gente. Non posso dire nulla di più approfondito, ma posso dire che avrebbero potuto trovare una cura e ciò porta a porsi le più interessanti domande filosofiche sulle azioni di Joel.”

Questa rivelazione, diretta e concisa, non solo conferma uno dei punti più dibattuti del gioco, ma getta ancora più luci e ombre sulle conseguenze delle scelte compiute dal protagonista al termine del primo capitolo. La consapevolezza che il sacrificio di Ellie avrebbe potuto avere un impatto concreto sulla ricerca di una cura rende le azioni di Joel ancora più complesse e moralmente ambigue, alimentando ulteriormente il dibattito etico che da sempre circonda questo capolavoro.

Considerando che ancora non si sa con certezza se The Last of Us Parte 3 si farà oppure no, resta da vedere se in un eventuale terzo gioco questa tematica verrà ripresa e approfondita, o se invece può considerarsi chiusa una volta per tutte con questa dichiarazione. Indipendentemente dal futuro della saga, le parole di Druckmann offrono una prospettiva inedita su uno dei finali più discussi e significativi nella storia dei videogiochi.

Paolo Carta

Paolo collabora da anni con diversi magazine online e riviste cartacee del settore automotive. Appassionato di cinema, viaggi e di sport, non disdegna critiche e giudizi avversi alle serie tv. Nato nel 1978 nella provincia capitolina, è romano ma non romanista.

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